Food Photography, teoria, prima parte.
La macchina fotografica è uno strumento semplice,
anche il più stupido può usarla,
la sfida consiste nel creare attraverso di essa
quella combinazione tra verità e bellezza chiamata arte.
Isabel Allende (Ritratto in seppia, 2001)
Girovagando per i vari food blog incappo spesso in immagini molto belle dal punto di vista della composizione, ma carenti nell’esecuzione tecnica. Fotografi e fotografe amatoriali potenzialmente bravi sono limitati dalla mancanza di nozioni teoriche, fondamentali per la buona riuscita di uno scatto. Con questa serie di lezioni non voglio pormi al di sopra di nessuno, il mio fine è quello di fornire le informazioni basilari che ho acquisito nel tempo per utilizzare correttamente la propria fotocamera.
Chi già conosce i fondamenti dell’ottica e il funzionamento di una fotocamera troverà questi articoli molto scarni, ma trovo inutile scendere in dettagli troppo tecnici, in fondo la rete è una fonte inesauribile di informazioni e chiunque voglia approfondire la materia non troverà alcuna difficoltà.
Bando alle ciance e cominciamo!
Fotografia, dal greco Phôs (luce) e Graphia (disegno, rappresentazione), significa disegnare con la luce. Quella che noi definiamo luce, che sia quella del sole, o il chiaro di luna, o la semplice emissione di una lampada, è l’insieme di una serie di radiazioni elettromagnetiche la cui lunghezza d’onda (λ) è compresa più o meno tra i 400 e 700 nm (nanometri).
La luce è pura energia e in quanto tale interagisce con la materia con una serie di fenomeni che in qualche modo interessano tutta la fotografia, vediamo come gestirla per ottenere belle immagini di “Food”.
Che sia una compatta, una punta e clicca, una mirror-less o una single lens reflex, qualsiasi fotocamera sottostà alle stesse leggi dell’ottica, la luce entra dall’obiettivo e impressiona il sensore (un tempo la pellicola), et voilà la fotografia è fatta, facile no?
Per comodità da adesso parlerò di reflex (single lens reflex), ma in gran parte tutti i concetti sono applicabili a qualsiasi fotocamera. Guardiamo più da vicino il percorso della luce, e come possiamo influenzarla in modo da ottenere ciò che desideriamo.
OBIETTIVO
A focale fissa o variabile tutti gli obiettivi sono costruiti secondo le stesse regole. Si caratterizzano per lunghezza focale o per range di focali (ad esempio 50 mm, 300 mm, 80-200 mm), che rappresenta la distanza tra il centro ottico e il piano della messa a fuoco (il sensore della macchina fotografica).
Il variare della lunghezza focale comporta la variazione dell’angolo di campo. Spesso avrete sentito parlare di teleobiettivi o di grandangolari, queste categorie si differenziano per la porzione di immagine che sono in grado di riprendere, una discriminante decisiva quando si tratta di scegliere l’ottica giusta per i nostri progetti .
Come potete vedere il fisheye, il più spinto tra i grandangolari, è in grado di riprendere con un’angolo di 180°, a seguire esistono ottiche con lunghezze focali che variano dai 10 ai 20 mm, perfetti se la vostra passione è la paesaggistica. Aumentando la lunghezza focale l’angolo di campo diminuisce, fino ad arrivare ai pochi gradi dei teleobiettivi spinti come un 600 mm (4°). I numeri di questa illustrazione si riferiscono a macchine con pellicola da 35 mm (la misura dei rullini tradizionali), nel mondo del digitale si adattano perciò solo alle full-frame. Con il diminuire della grandezza del sensore diminuisce anche l’angolo di campo, secondo un’equazione trigonometrica che potete trovare facilmente in rete se la vostra passione sono i numeri. Nella food photography le ottiche più usate sono quelle che variano dai 30 mm (per le riprese dall’alto) ai 100 mm, personalmente al momento uso un 50 mm e un 85 mm.
Sbirciamo la sezione di un obiettivo, nel disegno seguente vediamo a partire dall’alto (che è la parte in cui entra la luce) un insieme di lenti (che servono per correggere aberrazioni e distorsioni), il gruppo di lenti deputato alla messa a fuoco, il diaframma e il centro ottico.
Il gruppo di lenti focali è naturalmente mobile per permettere la messa a fuoco, negli obiettivi moderni è motorizzato, anche se l’automazione può essere disabilitata permettendo la messa a fuoco manuale. Il centro ottico è generalmente posto alla stessa altezza del diaframma, è il punto in cui la luce converge e ribalta l’immagine.
IL DIAFRAMMA
Un discorso più ampio va dedicato al diaframma, la sua funzione è fondamentale in quanto è uno dei mezzi principali per regolare la quantità di luce che andrà ad impressionare il sensore. L’apertura del diaframma è indicata da un numero anticipato dalla lettera f. Ma cosa significa f1.4, f1.8, f8? Questi numeri sono dei fattori di normalizzazione, cioè qualsiasi sia la lunghezza focale dell’obiettivo, a f4 la quantità di luce che passa è sempre la stessa, a cambiare è la grandezza del foro. Più piccolo è il numero f, più grande sarà il foro da cui entra la luce, man mano che f cresce il foro si restringe, fino ad arrivare a valori molto piccoli a numeri di f come 22 o 36 (come potete vedere nell’immagine qui sopra).
Un concetto molto importante da capire è quello dello Stop, una parola molto diffusa nel gergo fotografico. I valori di f seguono una progressione geometrica ( f/1 – f/1.4 – f/2 – f/2.8 – f/4 – f/5.6 – f/8 – f/11 – f/16 – f/22 – f/32) e tra l’uno e l’altro c’è uno Stop. In termini pratici tra f1 e f 1.4 (uno Stop) la quantità di luce che va a impressionare il sensore si dimezza. Nei moderni obiettivi in realtà è possibile variare la quantità di luce a passi di 1/3 di Stop, ovvero tra f 1.4 e f 2 troviamo f 1.6 e f 1.8, in questo modo il controllo sulla luce aumenta considerevolmente, permettendoci di aggiungere suggestivi chiaro-scuri alle nostre immagini.
Nella prossima lezione vedremo come l’apertura del diaframma incide sullo scatto fotografico.
Buona luce!
Ho già letto,ma so che non basterà ragione per cui tornerò a leggere ancora fin tanto che non memorizzo bene il tutto,grazie davvero per questo post così dettagliato,grandiosa!!!!
Fidati più che leggere il mio articolo molte volte, fall una volta sola con la macchina in mano e mettilo in pratica, guarda l’obiettivo, spulcialo, fai delle prove… vedrai che ogni nozione diventerà automatica!
Grazie mille, molto utile questo post, attendo con ansia i prossimi
Mi verrà l’ansia da prestazione! Come va con Photoshop?
Conosco il termine buona luce perché mia figlia ha fatto la fotografa professionista io non vi capisco una cappa. Imparerò da te lei non ha noi voluto insegnare non ha pazienza. Grazie ti seguirò e poi gore riuscirò ad avere la macchina giusta. Grazie e buona domenica.
Non esiste la macchina giusta, un grande fotografo Andreas Feininger, che anche io ho scoperto da poco grazie a mio marito e che faceva dei bianco e neri MERAVIGLIOSI, ti invito ad andare a vederli in internet, ha detto:
“Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni”.
Edvige, Buona Luce!
Grazie mille per aver condiviso queste informazioni! Non vedo l’ora di leggere la seconda lezione ❤️
Avere un tuo commento sul mio blog mi onora molto! Pronta per la prossima lezione!
Messo sotto la voce Dritte fotografiche nei preferiti. Grazie di cuore
Spero ti sia utile, anche se le tue foto ( eh si io vado a sbirciare subito!) sono già molto buone!
Te lo riscrivo anche qui, bellissimo post! Dovrò studiare molto per imparare ad usare la mia prima macchina fotografica..per ora vado proprio a sentimento!! Non vedo l’ora di leggere la seconda lezione, a presto
Interessantissimo il tuo post e bellissimo il tuo blog! Sono felicissima per averti trovata in questo marasma di blog del mondo virtuale! Sono convinta che gli incontri della nostra vita non siano casuali…quante cose da imparare ci sono qui! Un caro saluto e a presto, Mary!