Food Photography, Esposizione a destra si, ma perchè?
Nell’era della fotografia “analogica” su emulsione ai sali d’argento, il grande fotografo e maestro Ansel Adams era solito dire che era necessario “esporre per le ombre, sviluppare per le luci”.
Nell’era del digitale come dobbiamo comportarci per ottenere lo stesso risultato? Parafrasando il maestro dobbiamo “esporre per le luci e sviluppare per le ombre”. In altre parole si deve esporre a destra: questo modo di dire fa riferimento diretto all’istogramma di un’immagine ovvero quel grafico che ormai troviamo su qualsiasi fotocamera e che rappresenta la distribuzione dei toni dell’immagine. La tecnica dell’esposizione a destra ci dice che dobbiamo fare in modo che il “grosso” dei pixel dell’immagine debba essere il più possibile spostato sulla destra del grafico senza però andare a tagliare informazioni utili.
Ok, chiaro e tutto sommato abbastanza semplice nella pratica: quando scatto sovraespongo di un paio di stop e poi recupero quando sviluppo il raw.
Ma perchè devo fare cosi?
Per rispondere in modo esaustivo a questa domanda, dobbiamo andare a scomodare un bel po’ di nozioni tecniche; dalla fisica alla fotometria, da come funziona il corpo umano fino ad arrivare alla rappresentazione binaria dei valori numerici. Argomenti che potrebbero anche risultare noiosi, ma per padroneggiare davvero la nostra cara reflex digitale è necessario studiare, studiare e studiare ancora!
Luminanza e Chiarezza
Come prima cosa è necessario introdurre i concetti di Luminanza e di Chiarezza, termini usati anche nel linguaggio comune e che quindi possono portare ad un po’ di confusione.
La Luminanza è una grandezza fisica misurabile e rappresenta il flusso luminoso emesso da una superficie colpita da una fonte luminosa verso l’osservatore (unità di misura cd/m2). Se rapportiamo questa grandezza alla fonte di luce, possiamo affermare semplificando che la luminanza va da 0% (tutta la luce assorbita dalla superficie) al 100% (tutta la luce riflessa).
La Chiarezza è invece una misura “soggettiva” della sensazione di luminosità che percepisce l’occhio umano e per convenzione anch’essa va da 0% (tutto nero) al 100% (tutto bianco).
Il rapporto tra queste due grandezze è tutt’altro che lineare!

Facendo riferimento al grafico qui sotto risulta evidente che quello che su base statistica l’uomo percepisce come una luminosità media tra buio e luce, corrisponde ad una luminanza (misurata!) del 18% (curva blu del grafico). Vi ricorda nulla questo valore? Il famoso cartellino grigio usato per il bilanciamento del bianco riflette il 18% della luce che lo colpisce e trova la sua ragione di esistere proprio da questa relazione.
Il sistema binario
Torniamo alla nostra reflex digitale! Il sensore della fotocamera trasduce in modo lineare la luminanza (linea verde) in valori numerici rappresentati secondo il sistema binario.
Nel sistema decimale a cui tutti noi siamo abituati, con l’utilizzo delle cifre che vanno da 0 a 9 siamo in grado di rappresentare un numero qualsiasi mettendo queste cifre al posto giusto (decine, centinaia, migliaia etc..). Nel sistema binario è la stessa identica cosa, solo che di cifre ne abbiamo solo 2: il simbolo 0 ed il simbolo 1 e non li chiamiamo più cifre ma bit (binary digit). Quindi con 1 bit, possiamo solo rappresentare due numeri; con 2 bit arriviamo a 4 numeri e cosi via. La legge che lega il numero dei bit alla quantità d valori rappresentabili è 2^n (2 elevato alla n) dove n è il numero dei bit. I sensori delle nostre macchine digitali possono usare numeri composti da 12 bit (quelli più recenti usano invece 14 bit) e possono quindi rappresentare 2^12=4096 valori di intensità del segnale luminoso (per ciascun pixel in ognuno dei 3 canali RGB).
Dopo questo noiosissimo inciso matematico, gaurdiamo ancora il nostro grafico: con meno del 20% dei valori disponibili, abbiamo memorizzato tutti quei dettagli che il nostro occhio percepisce dal nero fino al grigio medio ed utilizziamo il restante 80% per memorizzare i livelli percepiti dal grigio medio fino al bianco. Quindi le zone che vanno dal nero al grigio medio saranno molto più povere di informazioni mentre nei toni chiari del nostro file avremo molte più informazioni di quelle che il nostro occhio può percepire!
Il rumore
Come se non bastasse, si aggiungono gli effetti nefasti del rumore. Il sensore della fotocamera traduce la quantità di luce che lo colpisce in un segnale elettrico: poca luce significa un segnale più debole e quindi più vulnerabile al rumore. Inoltre, quando sviluppiamo il nostro raw con Lightroom, Camera Raw o con qualsiasi altro software, le informazioni memorizzate sul sensore (in modo lineare) vengono corrette automaticamente per adeguarle alla sensibilità dell’occhio umano: in pratica i toni scuri vengono amplificati di più rispetto ai toni chiari (secondo una curva molto simile a quella blu detta curva di correzione di gamma). Insieme al segnale, viene quindi amplificato in modo del tutto analogo anche il rumore.
… ed alla fine il trucco!
Ecco quindi perchè risulta conveniente esporre a destra: ci consente di sfruttare a nostro vantaggio il numero maggiore di livelli di intensità disponibili e nello stesso momento di ridurre al minimo possibile la quantità di rumore introdotta dai dispositivi elettronici. Se siamo stati attenti a non bruciare, in post produzione andremo quindi a correggere l’esposizione del negativo digitale senza perdere informazioni utili, ma mantenendo nella fotografia un livello di dettaglio tonale molto maggiore rispetto allo stesso scatto fatto con l’esposizione corretta fin da subito.
Tante grazie Stefania di aver condiviso il tuo sapere sulla fotografia e di averlo messo a disposizione di noi neofiti appassionati di food photogrphy